Cernobbio Lago Montagna

CERNOBBIO LAGO MONTAGNA
CENTRO STORICO
* Il nucleo medioevale di Cernobbio si sviluppa a lago, protetto da una struttura fortificata “castrum”. Primo a scagliarsi contro il borgo, fino a tutto il Medioevo il più fiorente centro peschereccio del contado di Como, fu Filippo Maria Visconti, signore di Como e di Milano. Nel 1432 alcuni Cernobbiesi, debitori del fisco, eran stati rinchiusi nelle prigioni di Bellagio; forzandone le porte, dei conterranei li liberarono, complice l'intero paese. L'azione suscitò le ire del duca, che inviò il proprio legionario Vincenzo Vegio: inutilmente i primi cittadini si asserragliarono nella torre: questa venne espugnata, i ribelli impiccati, il paese distrutto. Occorreranno parecchi decenni perchè, cessata l'epoca delle scorrerie e delle guerre intestine, la borgata dia segnali di ripresa. Sullo scorcio del XVI secolo, artigiani, mercanti di pezze, lavoranti la lana, pescatori, naviroli, scalpellini, molinari: una popolazione complessiva di 550 anime abita un conglomerato di case e casette. Sul sagrato della parrocchiale di S. Vincenzo, in contrada grande si riunisce l'assemblea dei capi-famiglia, si decide delle controversie, si dispone dei beni comunitari, si sottoscrivono i pubblici contratti. Nel giro di un quinquennio gli abitanti scendono a 500 unità. Toccato il minimo storico di 190 anime in conseguenza della letale pestilenza del 1630, per oltre un centinaio d'anni Cernobbio mantiene una modesta consistenza, all'incirca 450 persone, un terzo delle quali in età infantile. Interrotti i commerci, scomparsa l'industria della lana, il villaggio sopravvive facendo leva sulle pur scarse risorse offerte dalla pesca. A metà Settecento, nel suo impianto, il centro storico è quale lo vediamo ora, con il tracciato della rivetta e delle attuali via Regina e Garibaldi a segnare il limite verso la campagna dove sorgono le residenze di facoltose famiglie, provenienti per lo più dalla città. All'estremità settentrionale dell'abitato, poco discosto dalla cappella delle Grazie, è la casa di campagna - “casino”, secondo la denominazione dell'epoca - dei Clerici, notai e conti palatini, che, oltre all'abitazione propria, possiedono in Cernobbio la maggior parte degli apprezzamenti, edifici rurali e case d'affitto, bottega e torchio da vino. Tutt'intorno, fra il Garrovo e il Greggio giù giù fino al lago, a lambire gli orti delle case, si allungano i vigneti, punteggiati dalle folte chiome dei “moroni” (gelsi). Lungo il fiume, al di sotto dei pascoli comunitari e dei coltivi del monastero delle Benedettine, sono i nuovi “ameni casini” dei Ponti sull'area dell'attuale villa Besana, e del dottore comacino Sala, oggi albergo Regina Olga. Cultore della Scienze e delle Arti, Carlo Giuseppe Landonio alternava gli studi di economia alle dissertazioni letterarie. Ebbe quale intimo amico Vincenzo Monti, che ospitò più volte nel paradiso di Cernobbio dove l'anziano poeta si diceva bramosissimo di sostare, per distrarre, se posso, i dolorosi pensieri che mi assediano.
* Testo tratto dal Libro Cernobbio "picciola terra" di Fossati - Daviddi    Edizioni   NEW PRESS